Ricominciamo da tre…

L’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978 aveva forse illuso qualcuno che il diritto costituzionale alla salute potesse essere realmente fruito da tutti i cittadini; i bui anni ottanta hanno rimosso le residue speranze e De Lorenzo sanciva legalmente la mercificazione della salute con la sua controriforma del ‘92.

Ora tocca ai post-ulivisti salvare capra e cavoli: garantire livelli assistenziali minimi con un badget tra i più bassi in Europa (per ammissione dello stesso ministro), tra conflitti di interesse enormi, non potendo smantellare completamente il SSN e non volendo neanche mandare in rovina gruppi economici che molto hanno investito sul mercato privato della salute.

A dire il vero, leggendo sui giornali i commenti al Decreto legislativo recante "Norme per la razionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale" e palpando queste reazioni nei reparti (parliamo di buona parte dei medici di questo ospedale), giunte addirittura allo sciopero con blocco dell’attività operatoria, ci verrebbe voglia di titolare questo volantino:

"Grazie compagna Bindi!"

E ci verrebbe voglia di girare a sirene spiegate per i vialetti con un’ambulanza tutta rossa e le siringhe spianate per la resa dei conti, come dopo la Liberazione. Dobbiamo però, ahinoi, rassicurare i preoccupati baroni e baronetti universitari che avranno modo di gestire ugualmente i loro feudi e potranno continuare ad arricchirsi fuori da questo degradato (ma blasonato) ospedale. Ospedale universitario, centro di eccellenza bla bla bla, che per altro, ad una lettura più attenta del testo legislativo, non sembra neanche avere tutti i requisiti necessari ad una azienda ospedaliera (attività per pazienti residenti in regioni diverse ed indice di complessità della casistica pazienti).

Dunque, esclusività del rapporto di lavoro dei dirigenti del ruolo sanitario (e chiamiamoli medici!), addirittura obbligatoria per gli incarichi di direzione di struttura, semplice o complessa (e chiamiamoli primari!). Tra intra moenia individuale di diritto e possibilità di intra moenia in équipe, attività in strutture convenzionate ed attività a pagamento richieste da terzi, si delinea un bel doppio mercato fatto di pazienti di serie A e B, con tempi di attesa e qualità delle prestazioni erogate affatto dissimili e discriminanti a seconda delle possibilità economiche dell’utente. Aspettiamo poi con impazienza il primo primario che lascerà l’incarico al più giovane collaboratore tempopienista (per usare termini più desueti) perché incompatibile con l’attività privata.

 

E’ chiaro: non si razzola nel privato se non si ha il blasone pubblico!

Cominciamo ad abituarci a losche partite di giro per le quali mogli e figli (nell’ambiente vige una quasi assoluta endogamia: ci si sposa tra e si generano medici!) rilasceranno, quando proprio necessario, ricevute fiscali per conto di luminari costretti dal regime catto-comunista alla sola attività pubblica.

Questo compromesso non spezzerà il legame perverso tra carriera pubblica ed attività privata ed aumenterà solo gli illeciti fiscali.

L’esclusività del rapporto di lavoro per i medici deve essere totale e senza scappatoie.

L’attività intra muraria è inammissibile in una struttura che non funziona.

Ed è sintomatico che mentre il Presidente del Consiglio riapre la questione pensioni per tentare di risparmiare un po’ (già ci vediamo ottantenni ancora a lavorare in corsia!), in sede di decreto si è costretti ad abbassare il limite massimo di età per i primari:

è proprio così evidente che non se ne andranno mai?!

Anche noi ora restiamo in questo ospedale e con questa riforma-ter; continueremo a tenerci il pagamento a prestazioni (seppur affiancato da funzioni remunerate in base al costo standard, tipo i trapianti d’organo, ma è meglio non parlare di trapianti al Policlinico), sistema che sta producendo aumento delle prestazioni indebite ed abbassamento dei profili minimi di assistenza; e continueremo a lavorare in drammatica carenza di personale infermieristico ed ausiliario. E questa carenza deve essere così chiara al ministro che nella riforma non lo nomina neppure il personale in questione! Aspettando l’impegno del Parlamento a riguardo….

Roma 30 giugno 1999 Cobas Policlinico-Università